Comprendere gli obiettivi Leica
Termini e abbreviazioni relativi agli obiettivi Leica spiegati in modo semplice.
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APO: 
Sta per ‘correzione apocromatica’. Nei normali progetti ottici, la luce blu e quella verde convergono su un piano focale, mentre la lunghezza d'onda (più lunga) della luce rossa viene rifratta su un piano di messa a fuoco leggermente diverso. Questo effetto (noto come "aberrazione cromatica" o "frange di colore") è più pronunciato a lunghezze focali maggiori, il che rende il problema particolarmente rilevante nei lunghi teleobiettivi. Negli obiettivi APO, invece, la costruzione degli elementi ottici e l'uso di vetro a bassa dispersione consente a tutti i colori di convergere nello stesso punto di messa a fuoco, ottenendo un'immagine più nitida senza frange di colore.

ASPH.: 
Sta per ‘lavorazione asferica’. Le lenti normali presentano una conformazione sferica, cioè con un raggio di curvatura costante per tutta la lente. Gli elementi ottici a curvatura sferica sono prodotti con un processo di produzione relativamente semplice, nel quale il vetro viene molato mentre viene ruotato. Tuttavia, con lenti di questo tipo, l'ambito delle correzioni ottiche (che consentono di produrre immagini il più realistiche possibile) è fortemente limitato. Invece gli obiettivi asferici (ASPH.) sono estremamente complessi da realizzare e comprendono almeno un elemento ottico con raggio di curvatura non costante. Ciò consente al produttore di integrare correzioni ottiche in progetti ottici compatti che altrimenti sarebbero impossibili da realizzare. In pratica, la maggiore correzione del percorso della luce porta a prestazioni migliori dell'obiettivo, con conseguenti rese più nitide, sia al centro che negli angoli dell'immagine. Allo stesso tempo, gli obiettivi asferici non sono significativamente più grandi delle loro controparti sferiche.

Bokeh: 
Si riferisce alla qualità estetica delle parti fuori fuoco di un'immagine fotografica, come viene resa da un particolare obiettivo. Mentre la percezione del bokeh è essenzialmente soggettiva, ci sono differenze pronunciate, soprattutto per quanto riguarda l'uniformità delle aree fuori fuoco e la resa dei punti di luce fuori fuoco. Il termine è molto probabilmente derivato dalla parola giapponese "bo-ke", che significa "sfocatura".

Compur: 
Denominazione commerciale degli otturatori a lamelle prodotti dall'azienda di Monaco di Baviera F. Deckel dal 1912 in poi. Erano presenti negli obiettivi della Leica I Compur (1926-1941) e della Leica Summicron Compur 50 f/2.0 (1959).

Distanza di messa a fuoco ravvicinata: 
La distanza di messa a fuoco ravvicinata o il campo operativo di un obiettivo indica quanto ci si possa avvicinare a un oggetto per metterlo a fuoco (distanza misurata dal piano del sensore). Ad esempio, con una distanza minima di messa a fuoco di 30 cm, è possibile avvicinarsi all'oggetto fino ad un minimo di 30 cm, riuscendo comunque a metterlo a fuoco.

Distorsione: 
Alcuni obiettivi presentano una distorsione dell'immagine derivante dallo schema ottico impiegato. Ciò significa che la maggior parte delle linee rette vicino al bordo dell'immagine (come i bordi di un edificio) sono piegate a forma di botte o cuscino. I termini usati nel gergo ottico sono "barilotto" e "cuscinetto". Nella maggior parte dei casi, il software della fotocamera digitale corregge automaticamente la distorsione.

ELCAN: 
Sta per Ernst Leitz Canada. L'acronimo è stato utilizzato per descrivere una serie di obiettivi prodotti presso la filiale Ernst Leitz a Midland, Ontario, per scopi militari durante gli anni '60 e l'inizio degli anni '70.

Elmar: 
Indica un obiettivo di apertura massima pari a f/3,5. L'Elmar 50 f/3.5 fu lanciato nel 1925 in sostituzione dell'Elmax 50 f/3.5. La classificazione "Elmar" è stata inizialmente applicata agli obiettivi Leica con attacco a vite e M. Successivamente, è stata utilizzata anche per gli obiettivi Leica R e, attualmente, per gli obiettivi dei sistemi S e SL.

Elmarit:
Indica un obiettivo di apertura massima pari a f/2,8. Il nome deriva dal precedente (e meno luminoso) Elmar. La classificazione "Elmarit" è stata inizialmente applicata agli obiettivi Leica con attacco a vite e M. Successivamente, è stata utilizzata anche per gli obiettivi Leica R e, attualmente, per gli obiettivi dei sistemi S e SL.

Elmax: 
Acronimo per Ernst Leitz e Max Berek. Ernst Leitz è stato il fondatore di Ernst Leitz Werkstätten a Wetzlar. Il suo dipendente, il Prof. Dr. Max Berek, progettò il primo obiettivo Leica in assoluto per il prototipo di Oskar Barnack del 1913, noto come "Ur-Leica". L'obiettivo 50 f/3,5 risultante fu inizialmente chiamato Anastigmat; tuttavia, il nome venne poi cambiato in Elmax.

Filtri (montatura): 
La montatura del filtro indica il diametro (in mm) di un filtro fotografico adatto al rispettivo obiettivo. Ad esempio, una filettatura del filtro E67 significa che un filtro utilizzabile deve avere un diametro di 67 mm.

Focus breathing: 
Negli obiettivi, può succedere che il campo visivo/l'angolo di copertura diventi più grande (o più piccolo) nel regolare la messa a fuoco. Questo è un effetto poco gradito soprattutto quando si desidera variare il fuoco nel corso delle riprese video. Gli obiettivi ottimizzati per il video vengono corretti per questo problema. In fotografia, questa "distorsione dell'immagine" ha minore rilevanza.

Hektor: 
Indica un'apertura massima dell'obiettivo di (solitamente) f/2,5. Curiosità: "Hektor" era il nome del cane del Prof. Max Berek.

Leica: 
Acronimo di LEITZ CAMERA.

Mandler (progettazione): 
Descrive lo schema ottico di alcuni obiettivi Leica d'epoca. Il termine si riferisce al Dr. Walter Mandler, un leggendario progettista di obiettivi Leica.

Noctilux: 
Indica l'obiettivo di massima apertura nella focale 50 mm (e attualmente il più luminoso anche da 75 mm) del Sistema M. La classificazione "Noctilux" è stata inizialmente applicata a un obiettivo da 50 mm con un'apertura massima di f/1,2, poi f/1,0 e ora f/0,95. Il nome è una fusione di "notturno" ("nocturnus" = termine latino per "notturno", "nox, noctis" = "notte") e "lux", la parola latina per "luce".

Otturatore centrale: 
Il sistema Leica S comprende 5 obiettivi con otturatore centrale. La fotocamera S offre la possibilità di passare dall'otturatore sul piano focale, interno alla fotocamera, all'otturatore centrale dell'obiettivo. Con l'otturatore centrale, gli utenti ottengono ulteriore libertà nella gestione della luce con flash professionali da studio per sopprimere la luce ambiente e possono utilizzare i flash in ambienti luminosi con un diaframma più aperto. Un otturatore centrale è integrato anche nelle fotocamere della famiglia Leica Q al posto dell'otturatore sul piano focale.

Rapporto di riproduzione: 
Il rapporto di riproduzione di un obiettivo indica la grandezza dell'oggetto riprodotto sul sensore (indipendentemente dalle dimensioni del sensore). Ad esempio, un obiettivo con un rapporto di riproduzione di 1:2 riprodurrà un oggetto di 2 cm con una dimensione di 1 cm sul sensore.

Summar: 
Dal 1933 - a partire dal Summar 50 f/2 - il termine "Summar" è stato utilizzato per indicare un'apertura massima dell'obiettivo di f/2. Servì anche come base per una serie di nomi di obiettivi successivi, come il Summitar 50 f/2 del 1939 o il Summarex 85 f/1.5 del 1942. Il termine può riferirsi al concetto di "summit" inteso come vertice, alludendo al massimo livello di realizzazione raggiungibile.

Summarit: 
Derivato dal Leica Summitar, il termine "Summarit" originariamente indicava un'apertura massima dell'obiettivo di f/1,5. Successivamente è stato utilizzato come nome per l'obiettivo 40 mm f/2,4 della Leica Minilux. Nel 2007, il termine è riapparso per alcuni obiettivi entry-level per il Sistema M (35 mm, 50 mm, 75 mm e 90 mm) e, successivamente, negli obiettivi per il Sistema S di medio formato di Leica.

Summaron: 
Derivato dal già citato Summar, il nome "Summaron" si riferisce a tre obiettivi grandangolari con diverse lunghezze focali (28 mm e 35 mm) e aperture (f/2,8, f/3,5 e f/5,6).

Summicron: 
Indica un obiettivo di apertura massima pari a f/2,0. Il termine era originariamente assegnato alle lunghezze focali più diffuse nel Sistema Leica M: 28 mm, 35 mm, 50 mm, 75 mm e 90 mm. Successivamente è stato utilizzato anche per obiettivi R e, successivamente, obiettivi SL con apertura massima di f/2. Il primo Summicron era un'evoluzione dell'originale Summar 50 f/2 del 1933. Si ritiene che il termine "Summicron" sia una combinazione di "summit" (che allude al punto più alto raggiunto) e una contrazione di "chroma" ( termine greco per 'colore'). Altre fonti suggeriscono che "cron" fosse, in realtà, un riferimento alla società inglese "Crown", che forniva il vetro per i primi modelli Summicron. In effetti, il primo lotto di lenti Summicron è stato chiamato "Summikron" con una "k", forse in allusione alla parola tedesca "Krone", che significa "corona" come la parola inglese "Crown".

Summilux: 
Indica un obiettivo di apertura massima pari a f/1,4. La combinazione di "summi" (che significa "punto più alto") e "lux" (dal latino "luce") si traduce nell'indicazione di "massima luce", riferendosi alle capacità di raccolta della luce migliorate di queste lenti. Il nome viene applicato a diversi obiettivi f/1,4 standard e grandangolari all'interno del Sistema M, nonché al Summilux-M 90 f/1.5 ASPH. Nel sistema SL, lo troviamo sotto forma di Summilux-SL 50 f/1.4 ASPH; inoltre, il nome viene utilizzato per descrivere l'obiettivo in montatura fissa da 28 mm f/1,7 presente sulle Leica Q e Q2.

Telyt:
Abbreviazione di "teleobiettivo". Il termine - che deriva dall'aggettivo greco "tēle", che significa "lontano" - è usato per descrivere strumenti ottici progettati per operare sulle lunghe distanze.

Thambar: 
Il Leitz Thambar 90 f/2.2 è un classico obiettivo da ritratto, la cui leggendaria morbidezza nel fuoco (soft focus) può essere ulteriormente accentuata da un filtro spot centrale. Questo filtro in vetro avvitabile con una macchia nera centrale è progettato per bloccare i raggi prossimi all'asse ottico (che generano la resa più nitida), intensificando così l'effetto soft-focus intrinseco del Thambar. Le origini esatte del nome sono sconosciute, ma potrebbero essere radicate nel termine greco antico "thambo", che si traduce come "indistinto". Il suo significato figurato è "essere accecato dalla bellezza" (me thambose me teen omorfia tis).

Vignettatura: 
Gli angoli del campo dell'immagine possono mostrare un calo di luminosità rispetto al resto dell'immagine in presenza di vignettatura elevata. In una fotocamera digitale, si solito viene applicata via software una correzione automatica della vignettatura.